Thơ » Italia » Dante Alighieri » Thần khúc » Tĩnh ngục
Đăng bởi demmuadong vào 01/01/2007 22:36
«O tu che se' di là dal fiume sacro»,
volgendo suo parlare a me per punta,
che pur per taglio m'era paruto acro,
ricominciò, seguendo sanza cunta,
«dì, dì se questo è vero: a tanta accusa
tua confession conviene esser congiunta».
Era la mia virtù tanto confusa,
che la voce si mosse, e pria si spense
che da li organi suoi fosse dischiusa.
Poco sofferse; poi disse: «Che pense?
Rispondi a me; ché le memorie triste
in te non sono ancor da l'acqua offense».
Confusione e paura insieme miste
mi pinsero un tal «sì» fuor de la bocca,
al quale intender fuor mestier le viste.
Come balestro frange, quando scocca
da troppa tesa la sua corda e l'arco,
e con men foga l'asta il segno tocca,
sì scoppia' io sottesso grave carco,
fuori sgorgando lagrime e sospiri,
e la voce allentò per lo suo varco.
Ond'ella a me: «Per entro i mie' disiri,
che ti menavano ad amar lo bene
di là dal qual non è a che s'aspiri,
quai fossi attraversati o quai catene
trovasti, per che del passare innanzi
dovessiti così spogliar la spene?
E quali agevolezze o quali avanzi
ne la fronte de li altri si mostraro,
per che dovessi lor passeggiare anzi?».
Dopo la tratta d'un sospiro amaro,
a pena ebbi la voce che rispuose,
e le labbra a fatica la formaro.
Piangendo dissi: «Le presenti cose
col falso lor piacer volser miei passi,
tosto che 'l vostro viso si nascose».
Ed ella: «Se tacessi o se negassi
ciò che confessi, non fora men nota
la colpa tua: da tal giudice sassi!
Ma quando scoppia de la propria gota
l'accusa del peccato, in nostra corte
rivolge sé contra 'l taglio la rota.
Tuttavia, perché mo vergogna porte
del tuo errore, e perché altra volta,
udendo le serene, sie più forte,
pon giù il seme del piangere e ascolta:
sì udirai come in contraria parte
mover dovieti mia carne sepolta.
Mai non t'appresentò natura o arte
piacer, quanto le belle membra in ch'io
rinchiusa fui, e che so' 'n terra sparte;
e se 'l sommo piacer sì ti fallio
per la mia morte, qual cosa mortale
dovea poi trarre te nel suo disio?
Ben ti dovevi, per lo primo strale
de le cose fallaci, levar suso
di retro a me che non era più tale.
Non ti dovea gravar le penne in giuso,
ad aspettar più colpo, o pargoletta
o altra vanità con sì breve uso.
Novo augelletto due o tre aspetta;
ma dinanzi da li occhi d'i pennuti
rete si spiega indarno o si saetta».
Quali fanciulli, vergognando, muti
con li occhi a terra stannosi, ascoltando
e sé riconoscendo e ripentuti,
tal mi stav'io; ed ella disse: «Quando
per udir se' dolente, alza la barba,
e prenderai più doglia riguardando».
Con men di resistenza si dibarba
robusto cerro, o vero al nostral vento
o vero a quel de la terra di Iarba,
ch'io non levai al suo comando il mento;
e quando per la barba il viso chiese,
ben conobbi il velen de l'argomento.
E come la mia faccia si distese,
posarsi quelle prime creature
da loro aspersion l'occhio comprese;
e le mie luci, ancor poco sicure,
vider Beatrice volta in su la fiera
ch'è sola una persona in due nature.
Sotto 'l suo velo e oltre la rivera
vincer pariemi più sé stessa antica,
vincer che l'altre qui, quand'ella c'era.
Di penter sì mi punse ivi l'ortica
che di tutte altre cose qual mi torse
più nel suo amor, più mi si fé nemica.
Tanta riconoscenza il cor mi morse,
ch'io caddi vinto; e quale allora femmi,
salsi colei che la cagion mi porse.
Poi, quando il cor virtù di fuor rendemmi,
la donna ch'io avea trovata sola
sopra me vidi, e dicea: «Tiemmi, tiemmi!».
Tratto m'avea nel fiume infin la gola,
e tirandosi me dietro sen giva
sovresso l'acqua lieve come scola.
Quando fui presso a la beata riva,
'Asperges me' sì dolcemente udissi,
che nol so rimembrar, non ch'io lo scriva.
La bella donna ne le braccia aprissi;
abbracciommi la testa e mi sommerse
ove convenne ch'io l'acqua inghiottissi.
Indi mi tolse, e bagnato m'offerse
dentro a la danza de le quattro belle;
e ciascuna del braccio mi coperse.
«Noi siam qui ninfe e nel ciel siamo stelle:
pria che Beatrice discendesse al mondo,
fummo ordinate a lei per sue ancelle.
Merrenti a li occhi suoi; ma nel giocondo
lume ch'è dentro aguzzeranno i tuoi
le tre di là, che miran più profondo».
Così cantando cominciaro; e poi
al petto del grifon seco menarmi,
ove Beatrice stava volta a noi.
Disser: «Fa che le viste non risparmi;
posto t'avem dinanzi a li smeraldi
ond'Amor già ti trasse le sue armi».
Mille disiri più che fiamma caldi
strinsermi li occhi a li occhi rilucenti,
che pur sopra 'l grifone stavan saldi.
Come in lo specchio il sol, non altrimenti
la doppia fiera dentro vi raggiava,
or con altri, or con altri reggimenti.
Pensa, lettor, s'io mi maravigliava,
quando vedea la cosa in sé star queta,
e ne l'idolo suo si trasmutava.
Mentre che piena di stupore e lieta
l'anima mia gustava di quel cibo
che, saziando di sé, di sé asseta,
sé dimostrando di più alto tribo
ne li atti, l'altre tre si fero avanti,
danzando al loro angelico caribo.
«Volgi, Beatrice, volgi li occhi santi»,
era la sua canzone, «al tuo fedele
che, per vederti, ha mossi passi tanti!
Per grazia fa noi grazia che disvele
a lui la bocca tua, sì che discerna
la seconda bellezza che tu cele».
O isplendor di viva luce etterna,
chi palido si fece sotto l'ombra
sì di Parnaso, o bevve in sua cisterna,
che non paresse aver la mente ingombra,
tentando a render te qual tu paresti
là dove armonizzando il ciel t'adombra,
quando ne l'aere aperto ti solvesti?
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[1]
Ngôn ngữ: Chưa xác định
Gửi bởi demmuadong ngày 31/12/2006 22:36
"O you on that side of the sacred stream,"
She began, turning on me her speech’s point —
Even its edge had seemed too sharp for me —
And then went right ahead without a respite,
5 "Tell, tell if this is true! To such a charge
You are obliged to add your own confession."
My power of speech was thrown into such confusion
That my voice stirred and yet was cut off short
Before my throat and mouth could set it free.
10 She barely paused, then said, "What are you thinking?
Answer me! The water of the river
Has not yet dimmed your mournful memories."
Confusion, mixed together with dismay,
Forced from my mouth a Yes, so muted that
15 Eyes would have had to read it on my lips.
Just as a crossbow, shot with too much tension,
Snaps both its bow and bowstring, and the arrow
Strikes at the target with a feeble force,
So I broke then beneath that heavy burden,
20 Pouring out a stream of tears and sighs,
And my voice slackened along its passageway.
At this she said, "In your desire for me
Which always led you on to love the Good
Beyond which there is nothing one can long for,
25 "What pitfalls did you find placed in your path,
What chains, that you had so to strip yourself
Of any hope of journeying ahead?
"And what allurements or advancements were
So obvious upon the brow of others
30 That you felt bound to dally at their doorsills?"
After having heaved a bitter sigh,
I hardly had a voice to give an answer,
And my lips shaped the words with difficulty.
Weeping I said, "Things of the present moment,
35 With their false pleasures, turned my steps aside,
As soon as your face was hidden from my sight."
And she: "Had you kept silent or denied
What you confess, your guilt would not be less
Noted down: It is known by such a Judge!
40 "But when the accusation of the sin
Bursts from one’s own cheeks, within the court
The grindstone turns against the cutting edge.
"Still, that you may now bear the rightful shame
For your error, and that, another time,
45 Hearing the Sirens’ song, you may be stronger,
"Dismiss what you have sown in tears, and listen:
So shall you hear how in a different way
My buried flesh should have conducted you.
"Never in art or nature were you shown
50 Beauty quite like the lovely limbs in which
I was enclosed and which now lie strewn in dust.
"And if the highest beauty failed you so
Through my death, what merely mortal thing
Should then have drawn you to desire it?
55 "At the first arrow shot from such deceits,
Surely you should have flown up higher still,
Following me, no longer in the flesh.
"You ought not to have let some youthful girl
Or other novelty of brief delight
60 Weigh your wings down to face a further shot.
"The fledgling will wait for two or three shots,
But any net is spread or arrow fired
Idly before the eyes of the full-grown bird."
As children, when ashamed, stand dumbfounded
65 With eyes cast on the ground and listening,
Admitting to their fault and fully sorry,
So stood I. And she said, "Since you are grieved
Simply on hearing this, lift up your beard
And you will feel more grief from what you see."
70 With less resistance is the sturdy oak
Uprooted by the blasts out of our homeland
Or by the winds that blow from Libya
Than I, at her command, raised up my chin;
And when, by saying "beard," she meant my face,
75 I truly learned the venom in her speaking.
And while my face was lifted up full-length,
My eyes made out those first-created beings
Resting from their sowing of the flowers.
Light of my eyes, still partly clouded over,
80 Saw Beatrice then turned toward the animal
That is a single person with two natures.
Beneath her veil, and from beyond the stream,
She seemed more to outshine her former self
Than she outshone all others while she lived.
85 The nettle of remorse so stung me there
That what, among all other things, had most
Turned me to its love now became most hateful.
Such guilty recognition gnawed my heart
That I fell, overcome. What I became then
90 She who was the cause of it best knows.
Then, when my heart restored my outer sense,
I saw above me the woman I had found
Alone; she cried, "Hold tight to me! Hold tight!"
She plunged me in the stream up to my neck
95 And, pulling me behind her, passed along,
Lighter than a shuttle, on the water.
When I had nearly reached the sacred shore,
I heard "Asperges me" so sweetly sung
That I cannot recall, much less describe it.
100 The lovely woman opened her arms wide;
She clasped me by the head and dipped me under,
So deep that I was forced to swallow water.
She drew me out then and she led me bathed
Into the dance of the four shining beauties,
105 And each one linked her arm above my head.
"Here we are nymphs — in heaven we are stars:
Before Beatrice was born into the world,
We were ordained to serve as her handmaidens.
"We’ll lead you to her eyes, but for the joyous
110 Light that is within, the three beyond,
Who look more deeply, will sharpen your own eyes."
So singing, they began; and then, together,
They led me with them to the griffin’s breast
Where Beatrice stood in front and faced toward us.
115 "See that you do not spare your gaze," they said,
"For we have placed you here before the emeralds
From which Love once propelled his shafts at you."
A thousand yearnings seething more than flames
Held my eyes fastened to the radiant eyes
120 That remained ever rooted on the griffin.
Exactly like the sunlight in a mirror,
The twofold animal gleamed in her eyes,
Now beaming with one nature, now the other.
Reader, reflect if I was struck with wonder
125 When I observed the object in itself
Stand still while its reflecting image moved.
While my soul, full of gladness and amazement,
Was tasting that food which, while satisfying
Of itself, still causes one to crave it,
130 The other three, revealing by their bearing
That they were of a higher rank, came forward
Dancing to their angelic roundelay.
"Turn, Beatrice, turn your holy eyes to him"
(This was their song) "who now is faithful to you
135 And who has come so many steps to see you!
"For grace do us the grace here to unveil
Your lips to him that he may there discern
The second beauty which you hide from him."
O splendor of the endless living light,
140 Who ever grew so pale beneath the shade
Of Parnassus, or drank its well so deeply,
That he’d not seem to have his mind obstructed,
Trying to render you as you appeared
Where harmony in heaven was your shadow
145 When in the open air you raised your veil?