Thơ » Italia » Dante Alighieri » Thần khúc » Tĩnh ngục
Đăng bởi demmuadong vào 31/12/2006 21:51
Noi eravamo al sommo de la scala,
dove secondamente si risega
lo monte che salendo altrui dismala.
Ivi così una cornice lega
dintorno il poggio, come la primaia;
se non che l'arco suo più tosto piega.
Ombra non lì è né segno che si paia:
parsi la ripa e parsi la via schietta
col livido color de la petraia.
«Se qui per dimandar gente s'aspetta»,
ragionava il poeta, «io temo forse
che troppo avrà d'indugio nostra eletta».
Poi fisamente al sole li occhi porse;
fece del destro lato a muover centro,
e la sinistra parte di sé torse.
«O dolce lume a cui fidanza i' entro
per lo novo cammin, tu ne conduci»,
dicea, «come condur si vuol quinc'entro.
Tu scaldi il mondo, tu sovr'esso luci;
s'altra ragione in contrario non ponta,
esser dien sempre li tuoi raggi duci».
Quanto di qua per un migliaio si conta,
tanto di là eravam noi già iti,
con poco tempo, per la voglia pronta;
e verso noi volar furon sentiti,
non però visti, spiriti parlando
a la mensa d'amor cortesi inviti.
La prima voce che passò volando
'Vinum non habent' altamente disse,
e dietro a noi l'andò reiterando.
E prima che del tutto non si udisse
per allungarsi, un'altra 'I' sono Oreste'
passò gridando, e anco non s'affisse.
«Oh!», diss'io, «padre, che voci son queste?».
E com'io domandai, ecco la terza
dicendo: 'Amate da cui male aveste'.
E 'l buon maestro: «Questo cinghio sferza
la colpa de la invidia, e però sono
tratte d'amor le corde de la ferza.
Lo fren vuol esser del contrario suono;
credo che l'udirai, per mio avviso,
prima che giunghi al passo del perdono.
Ma ficca li occhi per l'aere ben fiso,
e vedrai gente innanzi a noi sedersi,
e ciascuno è lungo la grotta assiso».
Allora più che prima li occhi apersi;
guarda'mi innanzi, e vidi ombre con manti
al color de la pietra non diversi.
E poi che fummo un poco più avanti,
udia gridar: 'Maria, òra per noi':
gridar 'Michele' e 'Pietro', e 'Tutti santi'.
Non credo che per terra vada ancoi
omo sì duro, che non fosse punto
per compassion di quel ch'i' vidi poi;
ché, quando fui sì presso di lor giunto,
che li atti loro a me venivan certi,
per li occhi fui di grave dolor munto.
Di vil ciliccio mi parean coperti,
e l'un sofferia l'altro con la spalla,
e tutti da la ripa eran sofferti.
Così li ciechi a cui la roba falla
stanno a' perdoni a chieder lor bisogna,
e l'uno il capo sopra l'altro avvalla,
perché 'n altrui pietà tosto si pogna,
non pur per lo sonar de le parole,
ma per la vista che non meno agogna.
E come a li orbi non approda il sole,
così a l'ombre quivi, ond'io parlo ora,
luce del ciel di sé largir non vole;
ché a tutti un fil di ferro i cigli fóra
e cusce sì, come a sparvier selvaggio
si fa però che queto non dimora.
A me pareva, andando, fare oltraggio,
veggendo altrui, non essendo veduto:
per ch'io mi volsi al mio consiglio saggio.
Ben sapev'ei che volea dir lo muto;
e però non attese mia dimanda,
ma disse: «Parla, e sie breve e arguto».
Virgilio mi venìa da quella banda
de la cornice onde cader si puote,
perché da nulla sponda s'inghirlanda;
da l'altra parte m'eran le divote
ombre, che per l'orribile costura
premevan sì, che bagnavan le gote.
Volsimi a loro e «O gente sicura»,
incominciai, «di veder l'alto lume
che 'l disio vostro solo ha in sua cura,
se tosto grazia resolva le schiume
di vostra coscienza sì che chiaro
per essa scenda de la mente il fiume,
ditemi, ché mi fia grazioso e caro,
s'anima è qui tra voi che sia latina;
e forse lei sarà buon s'i' l'apparo».
«O frate mio, ciascuna è cittadina
d'una vera città; ma tu vuo' dire
che vivesse in Italia peregrina».
Questo mi parve per risposta udire
più innanzi alquanto che là dov'io stava,
ond'io mi feci ancor più là sentire.
Tra l'altre vidi un'ombra ch'aspettava
in vista; e se volesse alcun dir 'Come?',
lo mento a guisa d'orbo in sù levava.
«Spirto», diss'io, «che per salir ti dome,
se tu se' quelli che mi rispondesti,
fammiti conto o per luogo o per nome».
«Io fui sanese», rispuose, «e con questi
altri rimendo qui la vita ria,
lagrimando a colui che sé ne presti.
Savia non fui, avvegna che Sapìa
fossi chiamata, e fui de li altrui danni
più lieta assai che di ventura mia.
E perché tu non creda ch'io t'inganni,
odi s'i' fui, com'io ti dico, folle,
già discendendo l'arco d'i miei anni.
Eran li cittadin miei presso a Colle
in campo giunti co' loro avversari,
e io pregava Iddio di quel ch'e' volle.
Rotti fuor quivi e vòlti ne li amari
passi di fuga; e veggendo la caccia,
letizia presi a tutte altre dispari,
tanto ch'io volsi in sù l'ardita faccia,
gridando a Dio: "Omai più non ti temo!",
come fé 'l merlo per poca bonaccia.
Pace volli con Dio in su lo stremo
de la mia vita; e ancor non sarebbe
lo mio dover per penitenza scemo,
se ciò non fosse, ch'a memoria m'ebbe
Pier Pettinaio in sue sante orazioni,
a cui di me per caritate increbbe.
Ma tu chi se', che nostre condizioni
vai dimandando, e porti li occhi sciolti,
sì com'io credo, e spirando ragioni?».
«Li occhi», diss'io, «mi fieno ancor qui tolti,
ma picciol tempo, ché poca è l'offesa
fatta per esser con invidia vòlti.
Troppa è più la paura ond'è sospesa
l'anima mia del tormento di sotto,
che già lo 'ncarco di là giù mi pesa».
Ed ella a me: «Chi t'ha dunque condotto
qua sù tra noi, se giù ritornar credi?».
E io: «Costui ch'è meco e non fa motto.
E vivo sono; e però mi richiedi,
spirito eletto, se tu vuo' ch'i' mova
di là per te ancor li mortai piedi».
«Oh, questa è a udir sì cosa nuova»,
rispuose, «che gran segno è che Dio t'ami;
però col priego tuo talor mi giova.
E cheggioti, per quel che tu più brami,
se mai calchi la terra di Toscana,
che a' miei propinqui tu ben mi rinfami.
Tu li vedrai tra quella gente vana
che spera in Talamone, e perderagli
più di speranza ch'a trovar la Diana;
ma più vi perderanno li ammiragli».
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Gửi bởi demmuadong ngày 31/12/2006 21:51
We now had reached the top step of the stairway
Where the mountain which cures sin by our climbing
Cuts away steeply for a second time.
The terrace here girdles the hill around
5 In the same way the first ledge did below,
Except that this curve makes a tighter loop.
No shapes here and no likenesses to see:
The cliff-face and the roadbed both are bare
From the livid discoloring of the stone.
10 "Were we to wait for people to give directions,"
The poet observed, "I am afraid our choice
Perhaps should have to be delayed too long."
Straight at the sun he riveted his eyes,
And turning on the pivot of his right side
15 He swung himself full forward on his left.
"O tender light, with trust in you I enter
On this new road: now lead us on," he said,
"For in this place we require to be led.
"You warm the world, you shed your light upon it:
20 Unless other reasons urge us differently,
Your own bright beams will always be our guide."
The distance measured down here is a mile,
That far we had already traveled there
In a short time because of our prompt will:
25 And flying toward us we heard but did not see
Spirits calling gracious invitations
To banquet at the table of love’s feast.
The first voice that flew past cried out aloud
"They have no wine!" and it sped on by us
30 Off to our rear, re-echoing the words.
And before it fully faded out of hearing
Distance, another voice passed with the cry,
"I am Orestes!" and also did not pause.
"Oh," I cried, "father, what are these voices?"
35 And just as I asked this, listen! a third
Exclaimed, "Love those who do you injury!"
And my kind master said, "This circle scourges
The sin of envy, and for this reason
The whip is fashioned with the cords of love.
40 "The rein must be composed of opposite sound:
I venture to say that you shall hear it soon
Before you reach the passageway of pardon.
"But fix your eyes steadily through the air
And you shall see folk seated in front of us
45 Where each one sits with back against the rock."
At that I more than ever opened my eyes:
I peered ahead and noticed shades in cloaks
Of the same discoloration as the stone.
And when we went straight forward a short space,
50 I heard cried out " Mary, pray for us!"
And cried out "Michael" and "Peter" and "All saints."
I do not think there walks on earth today
A man so hard of heart he’d not be stabbed
By keen compassion at what I witnessed there,
55 For, when I came up close enough to them
That their condition became clear to me,
Tears of deep grief drained slowly from my eyes.
Each one seemed to be covered in coarse haircloth,
And one propped up the other with his shoulder
60 As all of them leaned back along the cliff-side.
So, too, the blind in their impoverishment
Gather at indulgences to beg bread;
And one lets droop his head against another’s,
The more to make the people pity them,
65 Not merely by the sound of their sad pleading,
But by the sad looks that express their cravings.
And as the sun brings no help to the blind,
So for the shades in the place that I speak of
The light of heaven withholds its radiance.
70 An iron thread pierces and sews up
All of their eyelids, as is done to falcons
Still so wild they recoil at keeping quiet.
I thought that I did wrong to walk about
Seeing others who could not see me
75 And so I turned to my wise counselor.
He clearly knew what this mute wished to say
And had no need to wait for me to ask,
But said, "Speak, and be brief and to the point."
Virgil walked on with me along the side
80 Of the high terrace from which one could fall
Since there is no surrounding parapet.
And on the other side of me there sat
The devout shades who wet their cheeks with tears
Which seeped out through the terrible stitched seams.
85 I turned to them, "O people," I began,
"Assured of seeing the supernal light
Which alone is the object of your longing,
"So may grace soon clean out the clogged debris
Of conscience that the river of memory
90 May once more run down through it clear and pure,
"Tell me, as a favor I shall cherish,
Is any soul among you here Italian?
For me to know perhaps will do him good."
"O my brother, we each are citizens
95 Of one true city, but you intend someone
Who as a pilgrim lived in Italy."
I seemed to hear this answer come some distance
From up ahead of where I stood; so I moved
To make myself heard more in that direction.
100 Among them all I saw one shade that looked
Expectant — and if someone asks me how:
The chin was raised the way the blind lift theirs.
"Spirit," said I, "subduing yourself to climb:
If you are the one who responded to me,
105 Make yourself known by either place or name."
"I was a Sienese," the shade replied,
"And with the rest here I mend my sinful life,
Weeping to Him to show Himself to us.
"Sapient I was not, though named Sapia.
110 I found far more delight in other’s losses
Than ever I enjoyed my own good fortune.
"But that you may not fancy I deceive you,
Listen to the story of my folly
In the declining arc of my last years.
115 "My fellow citizens took to the field
Near Colle to join battle with their foes,
And I prayed God for what he’d willed already.
"There they were shattered and turned backward
With harsh steps of retreat, and seeing the rout,
120 I knew the deepest pleasure of my life:
"So deep, I turned my brazen face upward
To shout at God, ‘Now I no longer fear you!’
Like the blackbird at a hint of fair weather.
"I wanted peace with God just at the end
125 Of all my days, and my debit would not
As yet have been reduced by penitence,
"Had it not been that Piero Pettinaio,
Who in his charity felt sorry for me,
Remembered me in his own holy pray