Thơ » Italia » Dante Alighieri » Thần khúc » Tĩnh ngục
Đăng bởi demmuadong vào 01/01/2007 22:21
Ora era onde 'l salir non volea storpio;
ché 'l sole avea il cerchio di merigge
lasciato al Tauro e la notte a lo Scorpio:
per che, come fa l'uom che non s'affigge
ma vassi a la via sua, che che li appaia,
se di bisogno stimolo il trafigge,
così intrammo noi per la callaia,
uno innanzi altro prendendo la scala
che per artezza i salitor dispaia.
E quale il cicognin che leva l'ala
per voglia di volare, e non s'attenta
d'abbandonar lo nido, e giù la cala;
tal era io con voglia accesa e spenta
di dimandar, venendo infino a l'atto
che fa colui ch'a dicer s'argomenta.
Non lasciò, per l'andar che fosse ratto,
lo dolce padre mio, ma disse: «Scocca
l'arco del dir, che 'nfino al ferro hai tratto».
Allor sicuramente apri' la bocca
e cominciai: «Come si può far magro
là dove l'uopo di nodrir non tocca?».
«Se t'ammentassi come Meleagro
si consumò al consumar d'un stizzo,
non fora», disse, «a te questo sì agro;
e se pensassi come, al vostro guizzo,
guizza dentro a lo specchio vostra image,
ciò che par duro ti parrebbe vizzo.
Ma perché dentro a tuo voler t'adage,
ecco qui Stazio; e io lui chiamo e prego
che sia or sanator de le tue piage».
«Se la veduta etterna li dislego»,
rispuose Stazio, «là dove tu sie,
discolpi me non potert'io far nego».
Poi cominciò: «Se le parole mie,
figlio, la mente tua guarda e riceve,
lume ti fiero al come che tu die.
Sangue perfetto, che poi non si beve
da l'assetate vene, e si rimane
quasi alimento che di mensa leve,
prende nel core a tutte membra umane
virtute informativa, come quello
ch'a farsi quelle per le vene vane.
Ancor digesto, scende ov'è più bello
tacer che dire; e quindi poscia geme
sovr'altrui sangue in natural vasello.
Ivi s'accoglie l'uno e l'altro insieme,
l'un disposto a patire, e l'altro a fare
per lo perfetto loco onde si preme;
e, giunto lui, comincia ad operare
coagulando prima, e poi avviva
ciò che per sua matera fé constare.
Anima fatta la virtute attiva
qual d'una pianta, in tanto differente,
che questa è in via e quella è già a riva,
tanto ovra poi, che già si move e sente,
come spungo marino; e indi imprende
ad organar le posse ond'è semente.
Or si spiega, figliuolo, or si distende
la virtù ch'è dal cor del generante,
dove natura a tutte membra intende.
Ma come d'animal divegna fante,
non vedi tu ancor: quest'è tal punto,
che più savio di te fé già errante,
sì che per sua dottrina fé disgiunto
da l'anima il possibile intelletto,
perché da lui non vide organo assunto.
Apri a la verità che viene il petto;
e sappi che, sì tosto come al feto
l'articular del cerebro è perfetto,
lo motor primo a lui si volge lieto
sovra tant'arte di natura, e spira
spirito novo, di vertù repleto,
che ciò che trova attivo quivi, tira
in sua sustanzia, e fassi un'alma sola,
che vive e sente e sé in sé rigira.
E perché meno ammiri la parola,
guarda il calor del sole che si fa vino,
giunto a l'omor che de la vite cola.
Quando Lachesìs non ha più del lino,
solvesi da la carne, e in virtute
ne porta seco e l'umano e 'l divino:
l'altre potenze tutte quante mute;
memoria, intelligenza e volontade
in atto molto più che prima agute.
Sanza restarsi per sé stessa cade
mirabilmente a l'una de le rive;
quivi conosce prima le sue strade.
Tosto che loco lì la circunscrive,
la virtù formativa raggia intorno
così e quanto ne le membra vive.
E come l'aere, quand'è ben piorno,
per l'altrui raggio che 'n sé si reflette,
di diversi color diventa addorno;
così l'aere vicin quivi si mette
in quella forma ch'è in lui suggella
virtualmente l'alma che ristette;
e simigliante poi a la fiammella
che segue il foco là 'vunque si muta,
segue lo spirto sua forma novella.
Però che quindi ha poscia sua paruta,
è chiamata ombra; e quindi organa poi
ciascun sentire infino a la veduta.
Quindi parliamo e quindi ridiam noi;
quindi facciam le lagrime e ' sospiri
che per lo monte aver sentiti puoi.
Secondo che ci affiggono i disiri
e li altri affetti, l'ombra si figura;
e quest'è la cagion di che tu miri».
E già venuto a l'ultima tortura
s'era per noi, e vòlto a la man destra,
ed eravamo attenti ad altra cura.
Quivi la ripa fiamma in fuor balestra,
e la cornice spira fiato in suso
che la reflette e via da lei sequestra;
ond'ir ne convenia dal lato schiuso
ad uno ad uno; e io temea 'l foco
quinci, e quindi temeva cader giuso.
Lo duca mio dicea: «Per questo loco
si vuol tenere a li occhi stretto il freno,
però ch'errar potrebbesi per poco».
'Summae Deus clementiae' nel seno
al grande ardore allora udi' cantando,
che di volger mi fé caler non meno;
e vidi spirti per la fiamma andando;
per ch'io guardava a loro e a' miei passi
compartendo la vista a quando a quando.
Appresso il fine ch'a quell'inno fassi,
gridavano alto: 'Virum non cognosco';
indi ricominciavan l'inno bassi.
Finitolo, anco gridavano: «Al bosco
si tenne Diana, ed Elice caccionne
che di Venere avea sentito il tòsco».
Indi al cantar tornavano; indi donne
gridavano e mariti che fuor casti
come virtute e matrimonio imponne.
E questo modo credo che lor basti
per tutto il tempo che 'l foco li abbruscia:
con tal cura conviene e con tai pasti
che la piaga da sezzo si ricuscia.
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Gửi bởi demmuadong ngày 31/12/2006 22:21
The hour came when climbing could not wait:
The sun had left the mid-point of its circle
To Taurus, and the night to Scorpio.
So, like a man who does not stop to pause,
5 But goes his way no matter what occurs,
If he be spurred on by necessity,
We three each entered, one before the other,
Through the gap and took the stairway up,
So cramped that climbers squeeze up single file.
10 And as the fledgling stork that lifts its wings
In willingness to fly, but does not dare
To leave the nest, and lets them drop back down,
Just so was I, with eagerness to ask
Inflamed and dampened, going through the motions
15 Up to the point where one’s prepared to speak.
Nor did our swift pace keep my gentle father
From telling me, "Release your bow of speech
Which you have drawn tight to the arrow-tip."
I opened my mouth confidently then,
20 And I began, "How can they grow so thin
Where no one has a need for nourishment?"
"If you will call to mind how Meleager
Burned while the firebrand burned out," he said,
"This problem won’t prove difficult for you;
25 "And if you’ll think how, any move you make,
Your image in the mirror moves as quickly,
Then what seems hard should not be tough to chew on.
"But now to let you rest in what you long for,
Look, here is Statius: I call on him
30 And pray he be the healer of your wounds."
"If I unveil to him eternal views,"
Statius replied, "while you are here,
Let my excuse be that I can’t refuse you."
Then he began, "If, son, your mind takes in
35 And heeds my words, then they shall be a light
Upon the how of what you have inquired.
"The perfect blood — blood which the thirsty veins
Never drink up, but which they leave behind,
Like leftovers one clears off from a table —
40 "Takes, in the heart, the power to inform
All of a body’s members, like that blood
Flowing through the veins to fill the limbs.
"Digested further, it descends to what
Is best unmentioned, and from there it drips
45 Upon another’s blood in nature’s vessel.
"There one blood mingles with its opposite,
One tending to be passive and one active
Because of the perfect place from which they flow;
"And, joined to the other, it begins to work,
50 First coagulating, then quickening
What it has rendered solid as its matter.
"The active power, now become a soul
(Like that of a plant, but with this difference:
The plant’s fulfilled while this is on its way),
55 "So works then, that now it moves and feels,
Like a sea sponge; and then it starts to form
Organs for the faculties it seeded.
"Now, son, this power that comes from the heart
Of the begetter swells and now spreads out
60 Where nature plans a place for every member.
"But how the animal becomes a human
You do not see yet: this is a point
That led astray a wiser man than you,
"So that he taught the possible intellect
65 To be a separate substance from the soul
Since he could see no organ suited to it.
"Open your breast to truth about to come,
And know that, as soon as the articulation
Of the brain is perfect in the foetus,
70 "Then the First Mover turns to it with joy
To find in nature such fine art, and breathes
A newborn spirit in it, filled with power,
"Which draws what it discovers active there
Into its substance and becomes one soul
75 That lives and feels and thinks about itself.
"And that you may be less dazed at my words,
Look at the sun’s heat that is turned to wine
When it joins with the juice that flows from vines.
"When Lachesis has run out of her thread,
80 This soul is freed from flesh, and virtually
Takes with it both the human and divine;
"But with the faculties of sense now mute,
The memory, intelligence, and will
Are more acute in action than before.
85 "Without a pause, the soul falls on its own
Wondrously to one shore or the other:
And there it first finds out the road to take.
"As soon as space surrounds it in that place,
The informing power radiates around
90 In shape and size as in its living limbs.
"And as the air when it is wet with showers,
Through the sun’s outer rays reflected in it,
Adorns itself with alternating colors,
"So there the neighboring air assumes the shape
95 Impressed on it by power of the soul
Which has come to a stop at that one spot;
"And then, in the same way a flame will follow
After the fire whichever way it moves,
So the new form is following the spirit.
100 "Since it has its visibility from air,
It’s called a shade, and out of air it forms
Organs for all the senses, even sight.
"This is how we speak and how we laugh,
How we produce the teardrops and the sighs
105 Which possibly you heard around the mountain.
"Just as our longings and our other feelings
Affect us here, so the shade takes its shape:
And that’s the cause of what amazes you."
And we had come by now to the last turning
110 And wheeled round to the right-hand side again,
When we were faced with still a further care.
There fire flashes straight from out the wall,
But from the terrace edge a wind blows upward
To push it back and make a pathway through.
115 So we three had to go on the free side,
One by one, and there I feared the fire,
And over here I feared that I’d fall off.
My guide said, "Throughout a place like this
One must keep a tight rein upon the eyes,
120 For one false step would be an easy matter."
"Summae Deus Clementiae" I heard then,
Sung in the heart of the huge burning blaze,
And this made me more ardent to turn to it:
And I saw spirits walking through the flames,
125 So that I looked at them and at my steps,
Dividing my gaze between one and the other.
After that hymn had gone on to the end,
They cried in a loud voice, "I know not man!"
Then quietly began the hymn again.
130 When it was once more done, they cried, "Diana
Kept to the woods and chased out Helice
For having felt the poison lust of Venus."
Then they returned to singing; then they cried
In praise of wives and husbands who were chaste,
135 As virtue and the marriage vows require.
And this way, I believe, they stir themselves
During all the time the fire burns them:
With such a searing cure and songful diet
Must the last wound of all be finally healed.