Thơ » Italia » Dante Alighieri » Thần khúc » Tĩnh ngục
Đăng bởi demmuadong vào 31/12/2006 21:46
«O Padre nostro, che ne' cieli stai,
non circunscritto, ma per più amore
ch'ai primi effetti di là sù tu hai,
laudato sia 'l tuo nome e 'l tuo valore
da ogni creatura, com'è degno
di render grazie al tuo dolce vapore.
Vegna ver' noi la pace del tuo regno,
ché noi ad essa non potem da noi,
s'ella non vien, con tutto nostro ingegno.
Come del suo voler li angeli tuoi
fan sacrificio a te, cantando osanna,
così facciano li uomini de' suoi.
Dà oggi a noi la cotidiana manna,
sanza la qual per questo aspro diserto
a retro va chi più di gir s'affanna.
E come noi lo mal ch'avem sofferto
perdoniamo a ciascuno, e tu perdona
benigno, e non guardar lo nostro merto.
Nostra virtù che di legger s'adona,
non spermentar con l'antico avversaro,
ma libera da lui che sì la sprona.
Quest'ultima preghiera, segnor caro,
già non si fa per noi, ché non bisogna,
ma per color che dietro a noi restaro».
Così a sé e noi buona ramogna
quell'ombre orando, andavan sotto 'l pondo,
simile a quel che tal volta si sogna,
disparmente angosciate tutte a tondo
e lasse su per la prima cornice,
purgando la caligine del mondo.
Se di là sempre ben per noi si dice,
di qua che dire e far per lor si puote
da quei ch'hanno al voler buona radice?
Ben si de' loro atar lavar le note
che portar quinci, sì che, mondi e lievi,
possano uscire a le stellate ruote.
«Deh, se giustizia e pietà vi disgrievi
tosto, sì che possiate muover l'ala,
che secondo il disio vostro vi lievi,
mostrate da qual mano inver' la scala
si va più corto; e se c'è più d'un varco,
quel ne 'nsegnate che men erto cala;
ché questi che vien meco, per lo 'ncarco
de la carne d'Adamo onde si veste,
al montar sù, contra sua voglia, è parco».
Le lor parole, che rendero a queste
che dette avea colui cu' io seguiva,
non fur da cui venisser manifeste;
ma fu detto: «A man destra per la riva
con noi venite, e troverete il passo
possibile a salir persona viva.
E s'io non fossi impedito dal sasso
che la cervice mia superba doma,
onde portar convienmi il viso basso,
cotesti, ch'ancor vive e non si noma,
guardere' io, per veder s'i' 'l conosco,
e per farlo pietoso a questa soma.
Io fui latino e nato d'un gran Tosco:
Guiglielmo Aldobrandesco fu mio padre;
non so se 'l nome suo già mai fu vosco.
L'antico sangue e l'opere leggiadre
d'i miei maggior mi fer sì arrogante,
che, non pensando a la comune madre,
ogn'uomo ebbi in despetto tanto avante,
ch'io ne mori', come i Sanesi sanno
e sallo in Campagnatico ogne fante.
Io sono Omberto; e non pur a me danno
superbia fa, ché tutti miei consorti
ha ella tratti seco nel malanno.
E qui convien ch'io questo peso porti
per lei, tanto che a Dio si sodisfaccia,
poi ch'io nol fe' tra ' vivi, qui tra ' morti».
Ascoltando chinai in giù la faccia;
e un di lor, non questi che parlava,
si torse sotto il peso che li 'mpaccia,
e videmi e conobbemi e chiamava,
tenendo li occhi con fatica fisi
a me che tutto chin con loro andava.
«Oh!», diss'io lui, «non se' tu Oderisi,
l'onor d'Agobbio e l'onor di quell'arte
ch'alluminar chiamata è in Parisi?».
«Frate», diss'elli, «più ridon le carte
che pennelleggia Franco Bolognese;
l'onore è tutto or suo, e mio in parte.
Ben non sare' io stato sì cortese
mentre ch'io vissi, per lo gran disio
de l'eccellenza ove mio core intese.
Di tal superbia qui si paga il fio;
e ancor non sarei qui, se non fosse
che, possendo peccar, mi volsi a Dio.
Oh vana gloria de l'umane posse!
com'poco verde in su la cima dura,
se non è giunta da l'etati grosse!
Credette Cimabue ne la pittura
tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,
sì che la fama di colui è scura:
così ha tolto l'uno a l'altro Guido
la gloria de la lingua; e forse è nato
chi l'uno e l'altro caccerà del nido.
Non è il mondan romore altro ch'un fiato
di vento, ch'or vien quinci e or vien quindi,
e muta nome perché muta lato.
Che voce avrai tu più, se vecchia scindi
da te la carne, che se fossi morto
anzi che tu lasciassi il 'pappo' e 'l 'dindi',
pria che passin mill'anni? ch'è più corto
spazio a l'etterno, ch'un muover di ciglia
al cerchio che più tardi in cielo è torto.
Colui che del cammin sì poco piglia
dinanzi a me, Toscana sonò tutta;
e ora a pena in Siena sen pispiglia,
ond'era sire quando fu distrutta
la rabbia fiorentina, che superba
fu a quel tempo sì com'ora è putta.
La vostra nominanza è color d'erba,
che viene e va, e quei la discolora
per cui ella esce de la terra acerba».
E io a lui: «Tuo vero dir m'incora
bona umiltà, e gran tumor m'appiani;
ma chi è quei di cui tu parlavi ora?».
«Quelli è», rispuose, «Provenzan Salvani;
ed è qui perché fu presuntuoso
a recar Siena tutta a le sue mani.
Ito è così e va, sanza riposo,
poi che morì; cotal moneta rende
a sodisfar chi è di là troppo oso».
E io: «Se quello spirito ch'attende,
pria che si penta, l'orlo de la vita,
qua giù dimora e qua sù non ascende,
se buona orazion lui non aita,
prima che passi tempo quanto visse,
come fu la venuta lui largita?».
«Quando vivea più glorioso», disse,
«liberamente nel Campo di Siena,
ogne vergogna diposta, s'affisse;
e lì, per trar l'amico suo di pena
ch'e' sostenea ne la prigion di Carlo,
si condusse a tremar per ogne vena.
Più non dirò, e scuro so che parlo;
ma poco tempo andrà, che ' tuoi vicini
faranno sì che tu potrai chiosarlo.
Quest'opera li tolse quei confini».
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Gửi bởi demmuadong ngày 31/12/2006 21:46
"Our Father, who art in heaven, not bound there,
But dwelling in it for the greater love
Thou bearest toward thy firstborn works on high,
"Hallowed be thy name and be thy worthiness
5 Through every creature, as it is most fitting
To thank thee for the sweet breath of thy wisdom.
"Thy kingdom come to us in peacefulness,
Because we cannot reach it by ourselves,
Unless it come, for all our striving effort.
10 "And as the angels do thy will in heaven
By sacrificing theirs, singing hosanna,
So let the men on earth do with their wills.
"Give us this day our daily manna, since
Without it, through this bitter wilderness
15 He retreats who tries hardest to advance.
"And as we pardon all for the trespasses
That we have suffered, so in loving kindness
Forgive us: do not judge by our deserving.
"Our strength so easily fails: lead us not
20 Into temptation through our ancient foe,
But deliver us from the evil he provokes.
"This last petition, dearest Lord, we make
Not for our sake, since now we have no need,
But for those people who remain behind us."
25 This way the souls, praying godspeed for both
Themselves and us, trudged on beneath a burden
Like that one pictures sometimes in a dream,
Unequal in their anguish, all of them
Plodding wearily around the first terrace,
30 Purging away the black dross of the world.
If there they always speak up for our good,
What for their good can here be said or done
By those whose prayers are rooted in goodwill?
Surely we should help them cleanse the stains
35 They brought from here, so that, buoyant and pure,
They may take flight up to the wheeling stars.
"Ah, so may justice and pity soon remove
Your load of guilt that you may spread out wings
Which will lift you to the limit of your longing,
40 "Show us on which side is the shortest way
To reach the stairs, and if there’s more than one,
Instruct us to the path that is least steep,
"Because this man who walks with me, weighed down
By Adam’s flesh, which he still wears about him,
45 Is slowed, against his will, in his climb up."
Words of theirs were then returned in answer
To those the guide I followed had addressed,
But one could not be sure from whom they came:
The words were: "Come with us along this bank
50 To the right, and you’ll find the passageway
Possible for a living person to ascend.
"And were I not encumbered by this stone
Which has so tamed my proud neck to submission
That I am forced to keep my face bent down,
55 "I would now gaze upon this man who lives
But remains nameless, to see if I know him
And to make him feel compassion for my load.
"I was Italian, son of a great Tuscan:
Guglielmo Aldobrandesco was my father;
60 I do not know if you ever heard his name.
"The age-old blood and the gallant exploits
Of my forebears made me so arrogant
That, not thinking of our common mother,
"I held all men in such complete contempt
65 It killed me, as the Sienese all know
And every child in Campagnatico.
"I am Omberto. And not only has pride
Damaged me but it has dragged down all
My kinsfolk with it into catastrophe.
70 "And for this sin I here must bear this weight
Until I give God satisfaction — since I
Gave none among the living — among the dead."
Listening to him I held my head down lower;
And one of them — not the one who’d spoken —
75 Shifted under the mass that pressed upon him
And noticed me and knew me and called out,
Struggling to keep his eyes fixed upon me
While I, stooped over, walked along with them.
"Oh," I cried out, "are you not Oderisi,
80 Honor of Gubbio, glory of that art
Which in Paris they call ‘illuminating’?"
"Brother," he said, "the pages painted by
Franco Bolognese smile more brightly:
All his the honor now — and partly mine.
85 "Certainly I would have been less courteous
While I was alive, through my vaulting zeal
For excellence to which my heart aspired.
"The price of pride like this is paid out here;
And still I’d not be here if it were not
90 That, capable of sin, I turned to God.
"Oh, the vainglory of our human powers!
How brief the time the green grows on the hilltop,
Unless the age that follows it is barren!
"Cimabue thought he held the field
95 In painting, but now the hue and cry is for
Giotto, and the other’s fame is dulled.
"So, one Guido has snatched from another
Poetic glory, and perhaps the man
Has been born who will chase both from the nest!
100 "Earthly fame is but a breath of wind,
No more; huffing here and puffing there,
It changes name when it changes quarter.
"What more renown will you have, if you lose
Your flesh through old age, than if you had died
105 Before you left your baby-talk behind you
"In, say, a thousand years? That is a shorter
Span to the eternal than the blink of an eye
Is to the turn of the slowest of the spheres.
"All Tuscany resounded with the name
110 Of him who creeps before me on this path:
Now’s scarce a whisper of him in Siena
"Where he was lord when they together crushed
The rage of Florence — who was then in wartime
As proud as she is prostituted now.
115 "Your reputation is like the shade of grass
Which comes and goes: the sun that makes it spring
Green from the ground soon causes it to fade."
And I told him, "Your words ring true to my heart
With fit humility and cure my puffed-up pride:
120 But who is he of whom you spoke just now?"
"That," he replied, "is Provenzan Salvani,
And he is here because in his presumption
He tried to get his hands on all Siena.
"So he goes on and has gone since he died,
125 Without rest: such is the coin which those
Who dare too much must pay in satisfaction."
And I: "If souls who postpone until the last
Moment of life before they show repentance
Stay there below and do not mount up here
130 "Until they wait as long as they once lived —
Unless propitious prayers come to their aid —
Then how was he allowed to hasten here?"
"When he lived at the height of his own glory,"
He said, "he in Siena’s marketplace,
135 Shunning all shame, freely took his stand:
"And there, to gain release for his good friend
From sufferings he endured in Charles’ dungeon,
He reduced himself to shivering in his veins.
"I say no more: I know that I speak darkly,
140 But after a short time has passed, your neighbors
Will so behave that you can gloss it out:
"This act delivered him from that confinement."